COME NASCE IL PROGETTO

La “Valigia di Salvataggio” è nata così…

Una donna arriva da noi è atterrita,
attende un bimbo, ne ha un altro in braccio.
Il piccolo ha gli occhi fissi, acquosi, occhi cupi di acqua di lago: non si muove, non sorride, è inerte.
Lei è stata massacrata di botte e gettata nuda in strada.
E’ da noi per recuperare un minimo di effetti personali e parlare con una psicologa.
Lei vuole tornare a prendere le sue cose;
noi le diciamo che è pericoloso e che le daremo tutto l’occorrente.
Lei dice che comunque lui la ucciderà e noi rispondiamo che prima dovrà uccidere noi…e non siamo così disposte a farci ammazzare…
Poi lei, grazie anche al lungo lavoro di un’ottima casa protetta,
riuscirà a rifarsi una vita
e ci dirà che da quelle “cose” e da quelle parole
ha ricevuto conforto e coraggio e speranza…
da quelle cose ha mosso il primo passo
La “Valigia di Salvataggio” è nata così…

L’inizio

Per anni e anni di “valigie senza nome” ne uscivano, dalla nostra sede, una sessantina ogni dodici mesi, su richiesta di forze dell’ordine, avvocati, familiari; ora ne escono centinaia e centinaia all’anno e chi le chiede apre uno spaccato dei buchi neri dove le donne inghiottite prendono il nome di “vittime” e hanno il loro necrologio in cronaca nera, perché se tutto funzionasse non continuerebbe questa tragedia, che si rinnova in forme sempre più atroci. Da loro abbiamo imparato che i primi giorni dalla denuncia o dell’allontanamento, se non c’è subito un luogo, un riparo, possono essere troppo pericolosi. Abbiamo imparato che non sempre una casa protetta sarà disponibile subito.  La nostra è un’attenzione allo stato delle cose e un intervento immediato, diretto, concreto. Questo vuol essere il progetto della “Valigia”: affrontare un’emergenza nella quale il rischio per una vita umana è sempre dietro la porta. Coprire quelle ore, i pochi giorni che servono per accedere in una casa protetta.

Quando il 1522 – che noi consideriamo fondamentale – non trova subito in zona l’accoglienza giusta, perché o non c’è, non risponde alle esigenze del caso o non può essere subito disponibile.

Non esiste, certo, la necessità di richiamare l’attenzione sul femminicidio, tanta è la frequenza del ripetersi di tragedie sempre più efferate. Esiste però un fatto sul quale l’attenzione va posta al fine di stimolare interventi idonei ad affrontare l’esigenza di fondo: “Salvare la pelle”.

Naturalmente si possono migliorare le leggi, si può intervenire sul comune sentire, si può e si deve lavorare con i più giovani, sempre però partendo dalla regola d’oro che una donna che chiede aiuto venga aiutata subito, e non trovi soccorso…dopo le esequie. Il contesto analizzato nel progetto della Valigia di Salvataggio ha permesso di individuare tanti elementi di criticità in quei primi momenti in cui le donne maturano la consapevolezza di porre fine ad una relazione estremamente violenta. E non meno pericolosi sono i momenti appena successivi alla denuncia.